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OGGI su Planetarium

Gli attori di Oggi. Fuga a quattro mani per nonna e bambino della Compagnia Arione de Falco sono completamente soli sul palco. Nessuna scenografia, se non la luce che comunque permane fissa praticamente per tutta la durata dello spettacolo. 

Nessun oggetto di scena, se non gli indumenti che caratterizzano con semplicità i protagonisti. La loro è una recitazione che si avvicina molto alla pantomima, quasi alla gestualità del vaudeville: il bambino finge spesso di suonare un pianoforte di cui sentiamo solo il suono, la “nonna” mette in moto e guida un’automobile invisibile, ci viene chiesto di immaginare in continuazione oggetti, incontri, situazioni… Un viaggio sghembo e stralunato, idealmente “notturno”, dentro a una città “x” che sembra assumere i tratti di una metropoli primo-novecentesca, poiché contiene già in sé (o meglio, “arriva a contenerla” attraverso l’innocenza dei due protagonisti) una precipua dimensione di sorpresa e spaesamento.  

Una dimensione per cui il rombo dei motori diventa una promessa di velocità e progresso, per cui semafori e fili del telegrafo non sono semplice “arredamento urbano” ma si fanno simbolo anche di civilizzazione. E, in maniera in fondo analoga ai flaneur di quell’epoca, ad avvincerci nella “a-topia scenica” creata dalla Compagnia Arione de Falco non sono dunque immagini o visioni, bensì i suoni e i rumori perturbanti della città, a volte anche gli odori e i gusti (in un momento dello spettacolo i due discutono proprio di ciò che stanno mangiando assieme…).

Ecco allora come l’alleanza fra prima e terza età derivi innanzitutto da una sorta di “complicità sensoriale”. 

La ribellione, anzi forse una vera e propria guerra (come evocato in un’altra proposta del festival, La guerra dei bottoni di Tib Teatro) contro gli adulti è una guerra contro la dittatura della vista. Non è infatti  l’età adulta proprio quel periodo della vita in cui la visione, intesa come razionalità e distanza, assume una posizione prevalente rispetto agli altri sensi? E, un poco più a fondo, non è quell’età della vita in cui in primo luogo si fa marcata una rigida distinzione fra i sensi, da cui poi il primato della vista deriva? Nell’infanzia e nella vecchiaia, per motivi diversi, vige invece un regime di maggiore “confusione”, di scivolamento da un piano all’altro, in una condizione di indeterminatezza nell’interpretare gli stimoli che rende più facile poter traslare le esperienze, che crea una realtà maggiormente allusiva e associativa, più vicina al sogno se vogliamo.

http://www.teatroragazziosservatorio.it/2018/05/07/leterno-ritorno-o-dellanziano-e-del-bambino/

OGGI su Eolo

In “ OGGI, FUGA A 4 MANI PER NONNA E BAMBINO", è ancora il rapporto tra infanzia e vecchiaia che interessa alla Compagnia Arione - De Falco. I due attori impersonano Marco, un giovane bravissimo pianista, e Lina, una vecchia, molto, molto, vecchia, signora.
Sono amici da tempo e sul palco rivivono la storia del loro primo incontro, quando lui era un bambino di 7 anni e lei, una vecchia, meno, meno, vecchia.    
Marco la incontra un giorno che, arrabbiato per le continue liti tra i suoi genitori , scappa di casa per andare dal nonno.   
Anche Lina è fuggita, da una casa molto speciale, non la sua, una casa di riposo, dove mettono le persone diventate inutili,per tornare alla sua di casa, che forse neanche c'è più.
Il bambino e la vecchina, che sta diventando sempre più smemorata, girovagano per tutta la città andando incontro a diverse avventure, salendo su una macchina lussuosa con la quale combinano diversi guai, recandosi al mercato, scambiandosi del pane, salendo perfino insieme sul metrò.    
Da questo incontro Lina e Marco non si lasceranno più, giurando di reincontrarsi, almeno ogni Martedì.   
“Oggi, fuga a 4 mani per nonna e bambino “ ci porta musicalmente, come denota anche il titolo, per mano in modo semplice e coinvolgente, davanti alla storia di due generazioni, lontane, che hanno il coraggio e la ventura di prendersi per mano, in una notte di luna, iniziando a camminare insieme.   
Annalisa Arione e Dario De Falco accompagnati nel viaggio dal congruo tappeto musicale di Enrico Messina, composto da un 'impasto di musiche al pianoforte che spaziano da composizioni di Gershwin ad altre dello stesso Messina, creano il loro spettacolo più maturo e significante, disegnando semplicemente senza bisogno di altri orpelli, se non quelli semplici del teatro, sul palco due figure di estrema credibilità. Pochi gesti, spesso disegnati nell'aria, una narrazione di parole lievi e leggere, bastano, in questo modo, ai bambini per immergerli completamente in una storia tenera di amicizia che forse non potrà mai finire.

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